Questo è un pezzo di un’interessante articolo scritto da David Farmer, guest di settembre su Designing sound, sono riflessioni sulla percezione sonora fatte dopo alcune esperienze personali.
Mi piacerebbe parlare di percezione sonora. Sappiamo bene come sia una cosa intangibile e come la cosa sia completamente aperta ad un tipo di interpretazione personale e soggettiva. Mi piace la definizione di Percezione così come l’ho trovata su Wikipedia:
“Il processo della percezione altera continuamente ciò che vede l’uomo. Quando si guarda a qualcosa con dei preconcetti, si tende a rendere reali quei concetti, sia che essi ci siano oppure no. Ciò accade perché l’uomo non è in grado di accogliere nuove informazioni senza farsi influenzare dal proprio precedente bagaglio di conoscenza personale. La conoscenza personale crea la realtà tanto quanto la verità, perché la mente umana non può che contemplare solo quello a cui è stata esposta in precedenza. Quando si guarda a qualcosa che non riconosciamo, la mente si sforza di ricercare qualcosa di familiare in maniera da elaborare quello che si sta vedendo.”
Questa descrizione molto accurata rappresenta perfettamente uno dei più profondi momenti di cambiamento professionale che io abbia mai avuto. Successe allo Skywalker Ranch in uno dei mie primi progetti. Stavo spulciando il loro archivio sonoro (che era su CD). Non ricordo bene il film, credo fosse Con-air. Stavo cercando il suono di un emissione d’aria, ne avevo di ottimi nella mio archivio, ma essendo lì, ed essendo un fan dei lavori che uscivano da quel posto ero curioso di esplorare la loro libreria. Trovai allora la traccia di un camion della spazzatura. Avete presente uno di quei grossi camion che caricano i secchi e buttano la spazzatura dietro nel cassone? Arrivava da lontano, si sentivano fantastici cigolii e sferragliamenti, era una sequenza di suoni che si tessevano uno nell’altro. Piano piano si avvicinava. L’aria rilasciata dai freni, le braccia idrauliche che si tendevano a prendere il secchio, poi nuovamente rilasci d’aria, il secchio che veniva sollevato e scosso, il motore, le braccia che si abbassavano, la botta del bidone che veniva poggiato nuovamente a terra, le braccia che si ritraevano, l’aria dei freni e il camion che ripartiva per ripetere la stessa operazione ma più vicino… Ora, solo un fissato come me poteva stare così a bocca aperta davanti a quel suono. Uno potrebbe pensare: “Ascolta Mozart”, invece no era solo il camion della spazzatura. Ricordo con precisione quanto fui mesmerizzato dall’unicità di quello che stavo ascoltando. Il meraviglioso ambiente e la distanza di quei rilasci d’aria nella quiete mattutina. Pensai:”Come diavolo hanno fatto a trovare questa cosa”. Ero sbalordito, ma allo stesso tempo molto frustrato. Ho fatto molte registrazioni, ma come fanno loro a trovare cose con una qualità cosi interessante? Non erano solo rilasci d’aria, avevano una loro voce, un tono, una natura che cambiava di momento in momento. Perché a loro è capitato di trovare questa cosa e non a me? Mi misi ad ascoltare la parte finale del suono, sembrava proprio che il camion si avvicinasse al microfono, ed era proprio così. Wow! Avrei ascoltato tutte quelle cose da vicino. E poi è successo: “Aspetta un’attimo…ma questo suona come il mio camion della spazzatura…già, mi sembra familiare…suona come il mio…non può essere il mio…ma porca £$%&@?”. Mandai più volte indietro il CD, già era proprio il mio camion della spazzatura. Tempo addietro aveva mandato lì un DAT con delle registrazioni di treni fatti con un DAT walkman ed il mio Audio-Technica AT822. Lo avevo dimenticato, ma nel nastro avevo incluso il camion della spazzatura del mio quartiere.
Ora prima che vi facciate un’idea sbagliata, non intendo stroncare nessun lavoro di Skywalker, infatti rimango sempre e comunque un loro grande fan. Questa esperienza non ha minato la mia ammirazione per loro, infatti sono orgoglioso del fatto che un mio suono sia nel loro archivio. Quello che è cambiato da allora è la mia percezione dei suoni, e non solo dei miei. Perché ho pensato che quel suono era 10 volte migliore dei miei mentre credevo che fosse il loro? Avevo usato parti di quella registrazione molte volte prima. Come mai non lo avevo riconosciuto già dopo qualche minuto, io che sto molto attento ai dettagli? E’ stato come se la realtà si fosse ribaltata, non dimenticherò mai come la realtà si trasformò quando realizzai che quello che stavo ascoltando era mio. Mi ricordo che rimasi lì a lungo come se qualcuno mi avesse bastonato sulla testa. Ero un pò seccato dal modo in cui mi ero sbagliato, ma quello che volevo, era capire come era potuto accadere. Avevo realizzato che ero stato in grado di registrare una cosa stupenda anche con attrezzature di medio livello. Pensavo che quelle sfumature mi fossero sfuggite, ma non era così. Fare quel tipo di cose non era riservato a pochi eletti. Con quell’esperienza ho capito che potevo arrivare al tipo di risultato a cui aspiravo, cosi smisi di scimmiottare gli altri e mi concentrai sul mio modo di registrare.
NEI DETTAGLI – OPPURE NO.
Quante volte vi è capitato di fare un lavoro, credere che fosse la cosa migliore che abbiate mai registrato, e poi, riascoltandola il giorno, dopo avete pensato che fosse spazzatura? Se dovessi tirare ad indovinare, direi che succede un pò a tutti. Per fortuna è vero anche il contrario. Magari lavoriamo a qualcosa che pensiamo si terribile, e poi succede, lo ascolti il giorno dopo e pensi “Però! Funziona bene.” I dettagli sono molto importanti. E’ difficile che si riesca a creare una sonorizzazione evocativa senza di essi, ma è altrettanto facile concentrarsi su dei dettagli superflui a cui solo noi che li abbiamo creati presteremmo attenzione, mentre in realtà portano poco o nulla di sostanziale al risultato finale. Ho visto persone metterci giorni per fare una scena, cercando di sonorizzare tutto nei minimi dettagli. Anche io ho agito così in passato, ma ora cerco di minimizzare questo tipo di approccio.
Nella fruizione di un film, gli elementi che lo compongono arrivano al pubblico in maniera
rapida e per una sola volta. Quando lavoriamo ad un film, possiamo fermarlo, mandarlo indietro, guardiamo una scena per decine di volte, cogliamo così dettagli che il pubblico non potrà mai notare quando la scena gli sfreccia davanti. Per quanto mi riguarda è importante non fossilizzarsi su dettagli che non hanno nessuna importanza narrativa, o peggio, che potrebbero distrarre dalla scena. Che sta cercando di fare la scena? Cosa vogliamo far sapere, o non sapere, al pubblico in questo momento della storia? Mi piace guardare la scena e cercare di lavorare in accordo con quello che i miei occhi hanno visto la prima volta, poi torno indietro e guardo di nuovo. E continuo a costruire la scena in accordo con ciò che i mie occhi vedono di volta in volta, fino a quando non ho la sensazione che non mi sto perdendo nulla. Questo procedimento per quanto riguarda le cose di base, le parti che devono essere coperte, quelle che nel caso in cui non si sentissero porterebbero distrazione. Poi passo alla fase più astratta. C’è qualcosa nella scena che deve funzionare a livello emotivo? Ci sono dettagli che potrebbero aiutare il pubblico a seguire la scena? C’è qualcosa che ho fatto che potrebbe distrarre? Queste sono considerazioni completamente soggettive ed è in questa fase che l’arte potrebbe cambiare completamente direzione. In una scena de “Il signore degli anelli”, Gandalf sta leggendo un libro al gruppo. Volevo essere sicuro che quelle pagine si percepissero come sporche, che sembrassero croccanti. Quando passava le mani sul foglio dovevano suonare come se fossero ruvide, quando soffiava via la polvere, questa doveva cadere pesante sul pavimento. Questa sonorizzazione aiutava il pubblico ad accettare il libro come se fosse reale ed antichissimo, e non come un’oggetto di scena. Credo che siano questi i dettagli importanti, ed hanno bisogno di molto tempo per essere tirati fuori. Progettare il suono non è solo lavorare al momento più rumoroso del eroe, creare i dettagli è altrettanto importantè, difficile e soddisfacente.
Quando cerco di capire quali sono i dettagli importanti , specialmente quando si tratta di un singolo evento, uso un rapido test. E’ molto semplice farsi prendere la mano ed aggiungere molti elementi per creare qualcosa. Cosi testo se un’elemento è realmente necessario. Ascolto tutto insieme, poi muto quell’elemento e riascolto, se faccio quest’operazione per tre volte prima di capire se quest’elemento apporta effettivamente qualcosa, allora significa che non serve e che posso farne a meno. Se non lo sopporto proprio, vuol dire che è solo uno spreco di energia sui VU meter ed allora bye-bye
MEMORIA SONORA
Quante volte è successa questa cosa? Un regista ascolta qualcosa e non dice nulla, poi la riascolta dopo o in un’altro giorno e dice: “Hey dobbiamo un’attimo rivedere questa parte”. Sono giunto alla conclusione che non è colpa del fatto che non fanno pace con il loro cervello (OK in alcuni casi la ragione è proprio questa), ma perché le stesse cose vengono percepite in maniera completamente differente in differenti occasioni. L’elemento su quale si sono focalizzati alla prima visione della scena, influenzerà sempre il loro prossimo ascolto di quella scena. Focalizzandosi su qualsiasi altro elemento, cambieranno completamente la percezione di quello che stanno ascoltando. E non mi riferisco necessariamente alla focalizzazione sul suono, potrebbe essere un VFX, la performance di un’attore, la scena girata in maniera troppo lunga…potrebbe essere qualsiasi cosa.
Una volta durante la visione di un’intero rullo per la verifica finale (nome e progetto sono intenzionalmente non dichiarati). Eravamo tutti in sala mix, Produttore, Regista, Fonici, tutti. Sentivo qualcosa che non andava, così andai in sala macchine e mi accorsi dopo qualche minuto che gli stem degli effetti erano stati collegati male e non arrivavano in consolle. I primi 9 minuti del film furono visionati senza effetti sonori, solo ambienti e rumori di sala (foley). Non era una scena tranquilla del film, era una grossa scena d’azione. Finito il rullo, si accesero le luci e cominciammo a prendere nota. Non ho dissi a nessuno immediatamente cosa era successo, e mentre cercavo la maniera più diplomatica per comunicarlo, il regista cominciò ad elencare le note che aveva preso. Avevamo visto l’intero rullo e nessuno si era accorto che mancavano gli effetti sonori dei primi 9 minuti. Non a caso il supervisore delle musiche disse che era il migliore rullo in assoluto. Fu un’episodio affascinante e singolare. Quanto dovevano essere distratti per non notare 9 minuti? Le immagini erano cosi avvincenti da far sentire cose che non ci stavano? Oppure aver ascoltato il mix per ore e ore ha fatto si che la memoria tappasse i buchi? Non so rispondere, ma di sicuro è un fenomeno affascinante.
AD ALTO VOLUME E’ MEGLIO?
Diavolo no! Ma le vostre chance che qualcosa sia approvato aumentano se è suonato forte. E non solo per il cliente, ma anche per il colleghi. I suoni più forti, semplicemente, danno l’impressione di essere li. Non sono un’amante del suono sparato, non credo sia meglio, e credo di non conoscere nessuno che la pensi così. Però preferisco che una cosa sia sentita bene prima che venga modificata. Non so dirvi quante volte mi hanno chiesto di sostituire qualcosa durante il mix, e l’unica cosa che ho cambiato era il volume, alzandolo in maniera che fosse sentito. Non vuole essere uno schiaffo morale a chi missa gli effetti. Francamente sono stupito come riescano a non perdere nulla non ostante la pioggia di suoni che passano per la consolle.
La filosofia del “forte è meglio” può essere una trappola per la percezione durante le fasi di creazione o di mix. Molte persone usano compressori e limiter schiacciando tutto, credono che sia utile perchè sentono tutto molto più forte. Di solito quando qualcosa viene compresso il segnale incrementa. La dinamica si abbassa, ma il segnale si alza. Suona più forte, sentiamo tutto in maniera più dettagliata, ma non si nota mai cosa altro succede realmente durante questo processo. Alcuni plug-in (come il Decapitator della sound toys) aggiustano automaticamente il livello di uscita riportandolo allo stesso livello del suono non processato. Se non vi è mai capitato sarebbe il caso di provare. Mentre fate questo test potreste essere sbalorditi da quello che ascolterete. Comprimendo non si incrementerà il livello, ma avrete la percezione di un suono più forte. Probabilmente il risultato non vi piacerà.
David Farmer per Designing sound
traduzione Mirko Perri