Inizio con questo articolo di Colin Hart una serie di traduzioni di post su questioni tecniche scritti da ottimi professionisti e blogger in giro per la rete, spero che sia uno sforzo utile a qualcuno, di sicuro è utile al mio scarso inglese 😉
Il microfonista: una delle figure più cruciali del reparto audio su un set, se non addirittura la più importante. Inoltre è da considerarsi una delle professioni più incomprese. In realtà è un ninja. Dico sul serio.
Parliamo della produzione audio cinematografica per un momento. All’interno di un set cinematografico il microfonista è da considerarsi la “voce” del reparto audio, infatti è la figura più esposta al rapporto con gli altri caporeparto, comunica e tenta di affrontare tutti i problemi e le difficoltà relative al set. Ad esempio se ha problemi nel posizionamento per la ripresa deve accordarsi con l’operatore di macchina o con il direttore della fotografia, se gli attori hanno problemi con i movimenti per via dei cavi audio sarà lui a dover provvedere, generalmente l’altra figura, il fonico, se ne sta lontano in disparte. A causa di queste dinamiche interne al set il microfonista deve avere  carattere e personalità , deve avere tempismo, capire come ottenere il massimo risultato dal suo lavoro senza pestare i piedi a nessuno e cercare di essere accomodante con chi gli si mette di traverso.
Se invece parliamo del modo di fare audio in troupe ENG (tipo televisive o documentaristiche) la questione si complica infatti il fonico diventa anche microfonista, un one-man-band insomma. Deve essere agile e rapido, deve essere in anticipo su tutto prima che accada, stare sempre un passo avanti agli altri perchè non deve mai sentirsi dire “Siamo in attesa del suono…”
Detto ciò, se siete le persone con maggiore carattere al mondo, se avete la capacità di portare a fondo il vostro lavoro senza rovinare la giornata a qualcuno, potreste essere anche un pessimo microfonista.
Parliamo tecnicamente.
Un buon microfonista deve conoscere esattamente come risponde la propria attrezzatura, in genere è sensibilissima, è una questione di millimetri. Deve essere sempre in anticipo sull’attore, rapido, silenzioso ed invisibile. Deve essere ovunque e da nessuna parte allo stesso momento. Essere cosciente di ciò che lo circonda mentre si muove come uno stunt aggirando tutti gli ostacoli che si presentano durante una ripresa e sempre mantenendo il microfono un filo fuori dall’inquadratura, un filo talmente sottile che la gente intorno deve rimanere con il fiato sospeso. Tutto questo senza fare rumore. Ecco perché è un ninja.
Essere microfonisti significa essere disposti a sembrare matti pur di portare a casa una registrazione perfetta. Ci si potrebbe trovare in posizioni strane, poco confortevoli o addirittura dolorose. Bisogna stare continuamente sul pezzo, consapevoli che se si sbaglia si potrebbe compromettere l’intera ripresa.
Se non vi ho spaventato troppo, continuerei  parlando di alcune operazioni basilari che un microfonista professionista dovrebbe conoscere.
1. Capire il perché si utilizza un microfono sull’asta, aiuta a capire cosa si ascolta.
Ormai da anni i radiomicrofoni sono di ottimo livello e se il budget lo permette si possono microfonare tutti i personaggi in scena limitando al massimo l’uso di microfoni tradizionali e di conseguenza ottenere una ripresa sonora ben isolata da rumori circostanti. Allora perché non si fa così? Microfonando il singolo attore si perde il naturale riverbero della situazione in cui si riprende e si ottiene un suono asettico e sterile creando la necessità di ridare la “stanza” in post produzione. Sicuramente in post è possibile ottenere un buon risultalto, ma perché bisogna aggiungere un riverbero simile a quello della stanza quando sarebbe possibile avere proprio quello reale della stanza ottenendo una naturalezza che l’altro metodo non può raggiungere?
Il microfonista ha il controllo su quello che passa attraverso il microfono, può stare lontano o vicino all’attore, può ruotare il microfono in maniera da dare al una forma al suono a seconda della situazione. Supponiamo di trovarci in una stanza molto riverberante si può decidere di stare lontano dall’attore e sentire molto più riverbero che suono diretto, o nel caso contrario, si può stare il più vicino possibile, in base all’inquadratura,  per cercare di ottenere più voce diretta e meno riverbero e dare la sensazione di un’ambiente più piccolo.
Con un buon microfono direzionale, il minimo movimento, la minima rotazione possono cambiare sensibilmente il suono. Si cerca, in genere, si mettere ben a fuoco il dialogo e di discriminare i rumori circostanti, ad esempio se si sente in maniera eccessiva una riflessione sonora dell
a voce sul muro probabilmente basta posizionare il microfono in maniera che il muro risulti laterale alla capsula, e non frontale, per attenuare il problema.
Naturalmente ci sono situazioni particolari o ambientazioni molto rumorose che pregiudicano l’uso dell’asta e obbligano all’uso dei radiomicrofoni, ma in generale la missione è quella di usare il più possibile l’asta.
2.Mirare al plesso solare (la zona dello sterno)
Mai mirare a caso verso l’attore, la sua faccia, la sua testa o la sua bocca….
La voce umana ha molte componenti in frequenza che provengono da zone diverse del corpo, la parte più bassa e profonda è proveniente dal petto e dalla gola, la parte media è generata dalla bocca e in parte dal naso, mentre le alte frequenze sono generate dal cranio; puntando il microfono sul plesso solare si riescono a captare tutte le componenti.
Il plesso solare è anche un bersaglio più grande, ed è un bel vantaggio perché puntare la bocca significa  spostare il microfono ad ogni singolo movimento della testa per mantenere il fuoco di ripresa, puntare il plesso da la possibilità di seguire con meno fatica tutti i movimenti dell’attore mantenendo sempre una buona risposta delle frequenze che si riprendono.
3.Puntare il microfono dal basso ti apre letteralmente “ad un mondo” di problemi.
Pensateci. Direzionando il microfono dall’alto in basso si incontrano poche cose a terra, passi, oggetti che possono stare sull’attore o deboli riflessioni di suoni circostanti, tutte cose alle quali si può apporre rimedio; si possono usare feltrini per attenuare il rumore dei tacchi, usare tappeti per attenuare le riflessioni o usare gioielli di plastica per evitare il tintinnio di quelli veri.
Ora pensiamo a cosa si potrebbe andare incontro puntando il microfono dal basso verso l’alto. Se si sta in esterno abbiamo aerei, uccelli, traffico… che riflettono ovunque. Niente che si possa controllare. In interno, riflessioni sulle pareti e sul soffitto, rumori di induzione data da lampade rumorose come i neon ad esempio. Cose difficili o impossibili da gestire la maggior parte delle volte.
Ritorniamo al plesso solare, microfonando dall’alto incrociamo tutte le frequenze vocali. Se si punta dal basso si tenderà a riprendere la parte bassa dello spettro. Questo perché il microfono è più vicino al diaframma e al petto, le zone da cui provengono le basse frequenze, in genere i microfoni da asta sono molto direzionali, specie sulle alte frequenze, se si punta solo il plesso in maniera perpendicolare si riprenderà solo il plesso ed il risultato sarà la voce “intubata”. Qualcosa da evitare, se possibile.
4.Il limite dell’inquadratura, un caro amico. Abbracciamolo.
Nella maggior parte dei casi si cerca di rimanere il più vicino possibile a cavallo del limite di campo visivo. Si è già discusso dello stare lontano dall’attore per catturare il riverbero, ma bisogna sempre tenere a mente che il microfono tende a catturare molto più riverbero di quello che catturano le orecchie, quindi è buona regola stare il più vicini possibile, alcuni bravi microfonisti hanno una capacita incredibile rimanere in equilibrio sul confine del campo visivo senza mai emtrare nell’inquadratura.
5. Aiuto un’ombra dell’asta mi sta inseguendo!!!
L’ombra del microfono non è una cosa con cui fa piacere trattare. Per un microfonista professionista è buona regola essere sempre presente quando si allestisce la scena è si fanno le prove, ed è suo compito capire dove cade l’ombra dell’asta e, qualora fosse necessario, chiedere al direttore della fotografia di piazzare una bandiera per evitare che l’ombra sia presente sulla scena (operazione in cui bisogna sempre avere molta diplomazia se vuole rimanere amico del DF…) inoltre il microfonista deve sempre chiedere collaborazione all’operatore di macchina per definire limiti di campo e caduta delle ombre. In genere operatore e microfonista diventano buoni amici.
6.Usare i piedi
Uno dei più grossi errori che commette un microfonista novizio è quello di non muoversi abbastanza. Mi è capitato di vedere microfonisti con in piedi cementati per terra. Un bravo professionista deve essere agile e avere movimenti fluidi; per stare sempre in asse ed ottenere una buona ripresa bisogna muovere tutto il corpo, braccia, gambe e piedi. Guardando un vero professionista si ha l’impressione che i movimenti che fa siano quasi troppo violenti per un tipo di lavoro così delicato, il trucco sta nel silenziare il più possibili i propri movimenti. Bisogna usare i piedi “tacco punta”, usare scarpe che non scricchiolano, vestire maglie e pantaloni che non frusciano e se si hanno problemi con i propri passi provare ad usare i feltrini di cui si parlava prima.
Come dimostrato non è un gioco, è roba seria. Se si seguono queste raccomandazioni si riusciranno ad ottenere buone riprese. Di sicuro un’articolo non vi renderà esperti come il fare esperienza, quindi uscite di casa e fate film!
Colin Hart
Traduzione Mirko Perri