Prendere parte alla creazione di un film con una complessità tecnica di questo tipo è un privilegio raro in Italia e, per chi si occupa di suono, avere a che fare con sequenze automobilistiche è una sfida non indifferente.
“Veloce come il vento” è una storia di vicende umane e di motori. I motori rientrano in quel dominio che ha a che fare con il sentimento della passione, bisogna avere reverenza. I motori sono anche una lunga tradizione e perciò bisogna rispettarne i canoni. Il suono di un motore porta con se un bagaglio di suggestioni che sono codificate nel linguaggio comune; è qualcosa che si capisce guardando un bambino mentre lo imita con la bocca quando gioca. Nel contesto filmico può avere centinaia di applicazioni, si può insinuare nella trama musicale e diventare uno strumento, Von Karajan parlava del 12 cilindri Ferrari come un’emozione che nessun direttore d’orchestra avrebbe mai potuto replicare. È qualcosa che può diventare messaggero di inquietudine, può essere liberatorio, può sorprendere e può dare eccitazione. È uno strumento molto potente ai fini narrativi e questo il regista, Matteo Rovere, lo sapeva bene fin da prima di iniziare le riprese; è grazie a questa consapevolezza se tutto il team audio è stato in grado di affrontare in maniera compatta un lavoro così complesso.
La necessità principe era quella di avere una libreria di suoni ad hoc per il film. Pensare di affrontarlo brancolando tra gli effetti sonori che si trovano in commercio era semplicemente follia. Collezionare un archivio di questo tipo è stato un lavoro enorme che ha richiesto mesi, affrontato prima, durante e dopo le riprese. Angelo Bonanni, che si è occupato del suono sul set e Gabriele Fasano che si è occupato delle registrazioni fuori dal set, sono stati i professionisti chiave per la riuscita di questa operazione. Grazie a loro ho avuto l’opportunità di lavorare con una palette sonora che mi ha messo in condizione di strutturare il suono in maniera coerente dall’inizio alla fine.
Nel film sono presenti molte sequenze con automobili e sono molto eterogenee; si passa dal campionato GT su pista ad inseguimenti su strade urbane, dalle automobili rally alle gare clandestine con macchine elaborate. Per affrontare tutto ciò sono state registrate 18 automobili, due moto ed un motorino. 40 ore di materiale audio utilizzabile, senza contare le registrazioni ambientali fatte negli autodromi di Vallelunga e del Mugello per coprire il formato 7.1 nativo.
LE AUTO IN PISTA
Angelo Bonanni ha affrontato un set a dir poco complesso andando ben oltre quello che normalmente rientra nelle mansioni di un fonico di presa diretta. Tralascio il discorso della registrazione dei dialoghi e dico solo che non ostante il set “rumoroso” il film ha una percentuale di doppiaggio prossima allo zero. Per ragioni di ottimizzazione produttiva e logistica l’onere della registrazione delle auto in pista è toccato ad Angelo che con estrema cura ha inciso tutto il necessario per costruire l’ossatura sonora delle scene relative alle corse del campionato GT. La maggior parte dei suoni è stata ripresa in due sessioni, una molto prima dell’inizio delle riprese nel circuito di Vallelunga, il resto durante il set.
L’equipaggiamento audio era composto da:
Registratori :
Zaxcom Nomad 12
Zaxcom Deva IV
Fostex FR2LE
Zoom H2N
Zoom H6
Microfoni :
Schoeps : CMC5 – CMC6 – MK4 – MK41
Sanken : COS11 – CUB01 – CS3e
Neumann : KMR81
Sennheiser : MHK 50
DPA : 4061
Voice Technologies : VT401
Ambient : ATE208 (MS stereo)
Radiomicrofoni (Utilizzati anche come registratori con tecnologia NEVERCLIP) :
Zaxcom QRX200 (RX)
Zaxcom TRX900 (TX)
Le foto sono relative alla giornata svolta a Vallelunga in cui, grazie alla collaborazione del team Antonelli, abbiamo avuto l’occasione di testare la resa del set-up microfonico ed anticipare eventuali problematiche.
Da aggiungere anche il suono della Peugeot 205 T16 ai meriti di Angelo.
IL RESTO DEI MOTORI
Come accennato, nel film i “motori” non sono solo le auto da corsa, parte della narrazione infatti è una carambola di sequenze d’azione che coinvolge molti tipi di veicoli fino ad arrivare alle auto elaborate delle corse clandestine. In questo caso non era pensabile gravare sui tempi del set per la collezione di questi suoni e così, tra febbraio e settembre 2015, abbiamo organizzato una serie di sessioni per la registrazione di quanti più motori possibili. Ad occuparsene Gabriele Fasano con cui collaboro regolarmente.
Le auto sono state registrate tutte con la stessa metodologia. Ecco l’elenco attrezzature
Microfoni
A bordo:
Motore – DPA 4061
Scarico – DPA 4062
Interni 2x – AKG C 417 PP
Esterni:
Stereo:
Sennheiser MKH 8050/MKH 30 in ms
Soundfield SPS200 convertito in stereo
Shotgun che seguono le auto:
Sennheiser MKH 70
Rode NT2
Registratori:
Sound Devices 633
Tascam DR 680
Preamp:
RME Quadmic
Per il motore e lo scarico sono stati scelti i DPA che hanno un’eccezionale resistenza alle alte pressioni sonore. Gli interni invece con le capsule AKG che hanno una sopportazione inferiore.
Nel corso di questo periodo abbiamo registrato anche ambienti all’interno del Mugello per fare ciò Gabriele ha usato il Soundfield SPS200 convertito in 7.0 con Harpex
IL SOUND DESIGN
“Veloce come il vento” narra di percorsi umani che si snodano lungo i circuiti di gara. La gara non è solo il momento spettacolare del film, il regista è riuscito a renderla un personaggio che si confronta e ha un rapporto con i protagonisti, un momento del film a più livelli; darle voce è stata una grande soddisfazione. Rovere ha congegnato queste sequenze in cui, mentre si mantiene alta l’asticella della spettacolarità, avvengono importanti passaggi emotivi nei protagonisti. Non è solo un contesto ma è anche la causa scatenante di molti eventi. Una stratificazione di significati nella quale il suono ha fornito la leva necessaria per portare il pubblico da un livello semantico all’altro. Il tentativo è stato quello di usare gli elementi sonori a disposizione come perni per spostare chi assiste alla scena dalla posizione di spettatore passivo fino a portarlo al coinvolgimento fisico. Entrando in dettaglio, utilissimo è stato il commento sportivo appositamente elaborato come una classica telecronaca televisiva, un’atteggiamento della voce familiare ai più, perfetto per narrare la dinamica di gara e tenere a proprio agio lo spettatore, come se fosse nel salotto di casa. Questo elemento viene consapevolmente sacrificato per lasciare spazio ai motori coadiuvati da elementi sintetici in maniera da aumentare l’impatto fisico e la spettacolarità dell’effetto sonoro facendo venire meno quel comfort concesso prima alla platea. Una continua altalena tra agio e disagio in cui a fare da collante è la musica di Andrea Farri che alza l’adrenalina e la temperatura quando il momento lo richiede.
Il rapporto diretto dei protagonisti durante la corsa avviene via radio e questo giustifica le loro voci “off” rispetto alla scena, questa caratteristica non è da sottovalutare perché trasporta chi guarda il film direttamente nella testa dei personaggi e, insieme, il rombo del motore e la vibrazione della scocca aumentano quella sensazione di viverla in prima persona la gara.
Il personaggio di Giulia prima di scendere in pista esegue sempre un piccolo rituale una preghiera; per enfatizzare questo momento l’incipit delle gare non ha mai un approccio realistico, si creano delle sospensioni sonore per cercare di entrare in empatia col personaggio. Mi piace pensare a questa cosa come un piccolo rituale del suono che accompagna il rituale della protagonista.
La costruzione degli effetti sonori
Come si intuisce sopra, le auto sono registrate da più punti contemporaneamente, lo scarico, il motore e l’interno hanno tutti una traccia audio dedicata, anche il telaio della Porsche è stato ripreso con un microfono a contatto per captarne le vibrazioni. Registrare con una simile configurazione è l’unica via per riuscire a stare dietro ad una regia e un montaggio iper-dinamici, avere a disposizione la possibilità di spostare la prospettiva sonora, di entrare ed uscire dalla macchina mentre il pilota esegue le manovre è fondamentale, questo è possibile solo registrando più punti di vista allo stesso momento. Sarebbe stata una cosa quasi impossibile beccare i giri del motore o i cambi marcia con materiale registrato in momenti diversi; non si avrebbe la sensazione di continuità che serve a sequenze come queste.
Chi non è addentro ai mestieri del cinema crede che il suono del film provenga tutto da quel microfono montato su una lunga asta che vediamo ogni qualvolta viene mostrata una troupe. Non ostante il fascino misterioso di quell’oggetto la realtà è ben diversa. Non basta un solo microfono a strutturare l’audio filmico. Spesso, per quanto ben registrato e sincronizzato, non basta solo il suono di ciò che è inquadrato per far funzionare la magia della finzione cinematografica. Bisogna immaginare una stratificazione di tanti suoni e tanti timbri che insieme lavorano per creare un unicum sonoro e trasmettere l’emozione adatta alla scena; in questo film la costruzione del suono ha richiesto quasi 5 mesi di lavorazione. ‘Veloce come il vento’ ci ha dato la possibilità di infilare il naso all’interno di un’auto da corsa, conoscerne la struttura e soprattutto ascoltare il suono e la vibrazione che produce da vicino; conosci il tuo nemico! La caratteristica che mi ha sorpreso di più è stata la resa sonora mediata dai microfoni; il motore gira veloce e questo produce un suono molto alto e metallico, la scocca è alleggerita e rinforzata, la carrozzeria è in materiale plastico, tradotto in termini sonori, assenza vibrazioni a basse frequenze. Sottolineo questo particolare perché la parte di spettro audio che colpisce lo sterno è proprio alle basse frequenze. Bisognava quindi trovare un’escamotage tecnico per unire all’aggressività di questi motori qualcosa che aumentasse l’esperienza fisica dello spettatore senza però tradire la realtà di questo universo sonoro.
Personalmente sono un’amante dell’elaborazione dei suoni reali, in questo genere di applicazioni amo meno il suono sintetizzato. Per riuscire ad ottenere elementi a basse frequenze con un carattere organico ho preferito usare suoni registrati a 96khz con microfoni che captano fino a 50khz così che, abbassandone la tonalità in maniera estrema, continuassero a mantenere una certa integrità. E quindi nelle sequenze sono infilati sonorità derivate da sorgenti che non hanno nulla a che vedere con il mondo dei motori. Felini, fiamme, esplosioni, acqua, vibrazioni di macchinari industriali e tanti altri elementi di questo tipo sono “nascosti” tra i passaggi e sui close-up delle auto in corsa. Un’elemento che è stato una scoperta curiosa è il rombo, uno strumento rituale risalente al paleolitico che produce un ronzio caratteristico, se opportunamente trattato, restituisce risultati esaltanti in termini di camouflage.
Una freccia fondamentale al mio arco è stata la sintesi granulare operata per mezzo del sistema Kyma di Symbolic Sound. Ci sono alcuni suoni che bisogna inventarseli perché è praticamente impossibile registrarli senza che siano inquinati da altri elementi non desiderati, le gomme che ruotano veloci sull’asfalto, l’aria che fende la carrozzeria o la ghiaia che colpisce l’auto, tutti quegli elementi a cui non è possibile puntare un microfono e fare un’intervista insomma, importantissimi però per creare l’illusione di sfrecciare a tutta velocità accanto all’auto che corre. Kyma in questo è uno strumento unico che da la possibilità di performare suoni come descritti sopra con un’accuratezza ed un risultato verosimile incredibile. Si è rivelato fondamentale anche per la creazione della scena del sogno, in cui il protagonista rivive le vecchie corse di rally. La sequenza è un meraviglioso montage di immagini di quell’epoca, il suono che accompagnava questi contributi era anch’esso d’epoca. Kyma mi ha dato la possibilità di conservarne il sapore pur alterandone enormemente la struttura, rendendolo così molto aderente alla musica di Farri.
Un’altra scena degna di nota è la gara clandestina, apice è apoteosi dei motori. Se nelle gare ufficiali tutto è studiato, tutto è organizzato e i piloti affrontano le curve con consapevolezza e strategia, nell’Italian Race tutto può succedere. Una corsa punk in cui l’imprevedibile regna sovrano. In questo caos concettuale l’approccio al suono ha operato in maniera contraria, abbiamo cercato un’ordine selettivo, ogni singola auto doveva essere riconoscibile, avere il suo momento, non si doveva creare con il suono un unico minestrone indistinto. Il risultato è una partenza e una gara con una dinamica sonora molto estesa in cui pause silenziose rilanciano continuamente le auto come proiettili. Gran parte di questo risultato qualitativo è stato merito del formato 7.1 e di un missaggio portato avanti in maniera ineccepibile da Michele Mazzucco che con pazienza a creato il giusto spazio alla enorme mole di materiale che compone il suono di “Veloce come il vento”.
Veloce come il vento (Italian race)
Regia: Matteo Rovere – Produzione: Fandango – Montaggio: Gianni Vezzosi – Musiche originali: Andrea Farri – Suono in presa diretta: Angelo Bonanni – Microfonista: Diego De Santis – Car recordist/Field recordist: Gabriele Fasano – Sound design: Mirko Perri – Foley artist: Mauro Eusepi – Fonico di mix: Michele Mazzucco – Studio di post produzione: Inhouse srl
Ringrazio personalmente per il supporto: Gianpaolo Capobianco, Giulio Dominici, Renato Pesa, Maichol Pesa, Jessica Pesa, Delta speed club, Danilo Christian Santorelli, Alfonso Dello Russo, East Garage Custom, Beniamino Ballarano e Gabriele Lilli che hanno girato il backstage